Sergio Dalmasso storico del movimento operaio. QUADERNI CIPEC e Altri Scritti
  

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Prof. Sergio Dalmasso storico del movimento operaio italiano

Sergio Dalmasso

Sergio Dalmasso, storico e intellettuale di sinistra
Benvenuti nel sito, alcuni aspetti della mia vita sono velocemente raccontati nell'altro sito in cui ho raccolto parte degli scritti su temi storici: www.sergiodalmasso.net.

In questo sito, abbiamo inserito e stiamo inserendo lettere, documenti, sia di quanto abbiamo recuperato nei cinque anni che ho trascorso in Consiglio regionale del Piemonte, sia dei pregevoli quaderni del CIPEC e sia vari altri miei scritti.

Prima esperienza il Consiglio studentesco del mio liceo, a Cuneo.

Dall’autunno ’67, l’università a Genova (filosofia). Esplode il Movimento studentesco: tante assemblee, due occupazioni, picchettaggi, chili di riviste che, allora, si vendevano come il pane.

Un marxismo legato al tempo: un intreccio di Guevara (internazionalista e critico della burocrazia e del socialismo reale), Gramsci (diverso da Togliatti), Rosa L. (possibilità, stroncata dalla morte, di un “comunismo diverso”), Lenin (non la caricatura che ne viene fatta), Trotskij (internazionalista e antiburocratico). Amore, datato, per il “marxismo occidentale”, umanista e non determinista, emarginato dall’involuzione staliniana degli anni ’20.

La ricerca di un’altra strada rispetto a quelle praticate

(compresa quella cinese che allora suscitava tanti entusiasmi) accompagna tanti di noi. Nel gennaio del 1970 entro nel Manifesto, a Genova. Le prime riunioni, la vendita della rivista mensile, la prima sede.

Al ritorno a Cuneo, dopo la facoltà, mi metto in testa di fondare il Manifesto in provincia.

E’ cosa da pazzi, ma le cose sono molto diverse dall’oggi. C’è fermento, interesse; le scuole si muovono, la CGIL è raddoppiata in pochi anni, nelle fabbriche (senza miti) si discute di gabbie salariali, contratti, consigli di fabbrica.

Nascono un gruppo del Manifesto a Cuneo, poi a Bra e ad Alba. Contatti in altre città.

Alle elezioni del ’72 la decisione (stolta) è per la presentazione autonoma. Notevole interesse a dibattiti e comizi, mazzata nei voti: Piazze piene, urne vuote, diceva Nenni.

Enorme la fatica successiva. Tanti se ne vanno. Accuse PCI di avere disperso voti.

Ricostruiamo pezzo a pezzo. Nel ’74 l’unificazione con altre formazioni (sinistre socialista e cattolica) dà vita al PdUP per il comunismo. Alle elezioni del ’76, proponiamo il governo delle sinistre. L’unico a dire che non ci sarà sono io e purtroppo ci azzecco. C’è chi parla di milioni di voti che, invece saranno poco più di 500.000 (1,5%).

Nuova crisi. I gruppi a sinistra si frammentano o scompaiono. E’ finita una stagione durata 10 anni.

Nascono il PdUP (Magri) e Democrazia Proletaria (Capanna). Finisco lì e tiro la carretta in provincia con piccoli gruppi (Cuneo, Mondovì, Saluzzo). Quando tutti ci danno per morti, riusciamo a tirare su la testa. L’opposizione alla scelta nucleare, alla logica del Concordato, alle spese militari, le quattro emergenze (pace, lavoro, ambiente, democrazia), il referendum sul lavoro fanno vivere il piccolo partito dalle grandi ragioni.

Sono consigliere comunale a Boves prima, a Cuneo poi, candidato alle politiche (‘79, ’83), addirittura alle europee (’84). Sempre, naturalmente, “per far numero”.

A fine anni ’80, anche DP va in crisi. Spinte opposte (verso i Verdi, verso una nuova forza comunista, per mantenere una identità specifica…) producono le ennesime divisioni.

Nasce Rifondazione. La costruiamo in provincia. Alle prime elezioni (in Italia il 6%), qui ci fermiamo al 2,3%. Poi le cose vanno meglio. Crescono gli iscritti ed anche i voti. Alle regionali del 1995 tocchiamo il record (imbattuto) con il 4,9%. Nel ’95 divento consigliere provinciale, poi ancora consigliere comunale a Cuneo.

Sono sempre per accordi tecnico- elettorali con il centro- sinistra, ma in disaccordo con le nostre politiche “governiste” durante il primo e il secondo governo Prodi. Nel primo caso, abbiamo tante privatizzazioni, il finanziamento alle scuole private, il pacchetto Treu, e con D’Alema la guerra in Jugoslavia e la riforma della Costituzione (titolo V). Con il secondo, la cancellazione delle promesse elettorali, la continuazione della guerra in Afghanistan, l’aumento delle spese militari, l’aggravarsi del precariato, il pacchetto welfare.

Nel primo caso, Rifondazione si scinde (nascono i Comunisti italiani), nel secondo, il partito non tiene: abbandoni, delusioni, scissioni a go go, sino al massacro elettorale del 2008 e alla difficoltà nel riprendere, rilanciare, ripartire.


Sergio Dalmasso

Durante queste bufere, sono consigliere regionale (una tantum). Una esperienza difficile, nel momento peggiore, con aspetti positivi e negativi.

Questo sito raccoglie, per il momento, una piccolissima parte degli scritti, della attività istituzionale, dei documenti, delle lettere, prodotti negli ultimi anni.

Si potrà ampliare e rendere migliore, e lo si farà. Per ora, iniziamo da qua. Se anche una sola persona avrà tempo e voglia di leggere uno solo degli scritti, la sua costruzione non sarà stata inutile.


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