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Benvenuti nel sito, alcuni aspetti della mia vita sono velocemente raccontati nell'altro sito in cui ho
raccolto parte degli scritti su temi storici: www.sergiodalmasso.net.
In questo sito, abbiamo inserito e stiamo inserendo lettere, documenti, sia di quanto abbiamo recuperato nei cinque anni che
ho trascorso in Consiglio regionale del Piemonte, sia dei pregevoli quaderni del CIPEC e sia vari altri miei scritti.
Prima esperienza il Consiglio studentesco del mio liceo, a Cuneo.
Dall’autunno
’67, l’università a Genova (filosofia). Esplode il Movimento studentesco: tante assemblee, due
occupazioni, picchettaggi, chili di riviste che, allora, si vendevano
come il pane.
Un
marxismo legato al tempo: un intreccio di Guevara (internazionalista e critico
della burocrazia e del socialismo reale), Gramsci (diverso da
Togliatti), Rosa L. (possibilità, stroncata dalla morte, di un
“comunismo diverso”), Lenin (non la caricatura che ne viene
fatta), Trotskij (internazionalista e antiburocratico). Amore, datato,
per il “marxismo occidentale”, umanista e non determinista,
emarginato dall’involuzione staliniana degli anni ’20.
La
ricerca di un’altra strada rispetto a quelle praticate
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(compresa quella
cinese che allora suscitava tanti entusiasmi) accompagna tanti di
noi. Nel gennaio del 1970 entro nel Manifesto,
a Genova. Le prime riunioni, la vendita della rivista mensile, la
prima sede.
Al
ritorno a
Cuneo, dopo la facoltà, mi metto in testa di fondare il Manifesto
in provincia.
E’
cosa da
pazzi, ma le cose sono molto diverse dall’oggi. C’è fermento,
interesse; le scuole si muovono, la CGIL è raddoppiata in pochi
anni, nelle fabbriche (senza miti) si discute di gabbie salariali,
contratti, consigli di fabbrica.
Nascono
un
gruppo del Manifesto a
Cuneo, poi a Bra e ad Alba. Contatti in altre città.
Alle
elezioni del ’72 la decisione (stolta) è per la presentazione
autonoma. Notevole interesse a dibattiti e comizi, mazzata nei voti:
Piazze piene, urne vuote, diceva
Nenni.
Enorme
la
fatica successiva. Tanti se ne vanno. Accuse PCI di avere disperso
voti.
Ricostruiamo
pezzo a pezzo. Nel ’74 l’unificazione con altre formazioni
(sinistre socialista e cattolica) dà vita al PdUP per il comunismo.
Alle elezioni del ’76, proponiamo il governo
delle sinistre. L’unico a dire che non ci
sarà sono io e purtroppo ci azzecco. C’è chi parla di milioni di
voti che, invece saranno poco più di 500.000 (1,5%).
Nuova
crisi.
I gruppi a sinistra si frammentano o scompaiono. E’ finita una
stagione durata 10 anni.
Nascono
il
PdUP (Magri) e Democrazia Proletaria
(Capanna). Finisco lì e tiro la
carretta in
provincia con piccoli gruppi (Cuneo, Mondovì, Saluzzo). Quando tutti
ci danno per morti, riusciamo a tirare su la testa. L’opposizione
alla scelta nucleare, alla logica del Concordato, alle spese
militari, le quattro emergenze (pace, lavoro, ambiente, democrazia),
il referendum sul lavoro fanno vivere il piccolo
partito dalle grandi ragioni.
Sono
consigliere comunale a Boves prima, a Cuneo poi, candidato alle
politiche (‘79, ’83), addirittura alle europee (’84). Sempre,
naturalmente, “per far numero”.
A
fine anni
’80, anche DP va in crisi. Spinte opposte (verso i Verdi,
verso una nuova forza
comunista,
per mantenere una identità specifica…) producono le ennesime divisioni.
Nasce
Rifondazione. La
costruiamo in provincia. Alle prime elezioni (in Italia il 6%), qui
ci fermiamo al 2,3%. Poi le cose vanno meglio. Crescono gli iscritti
ed anche i voti. Alle regionali del 1995 tocchiamo il record
(imbattuto) con il 4,9%. Nel ’95 divento consigliere provinciale,
poi ancora consigliere comunale a Cuneo.
Sono sempre
per accordi tecnico- elettorali con il centro- sinistra, ma in
disaccordo con le nostre politiche “governiste” durante il primo
e il secondo governo Prodi. Nel primo caso, abbiamo tante
privatizzazioni, il finanziamento alle scuole private, il pacchetto
Treu, e con D’Alema la guerra in Jugoslavia e la riforma della
Costituzione (titolo V). Con il secondo, la cancellazione delle
promesse elettorali, la continuazione della guerra in Afghanistan,
l’aumento delle spese militari, l’aggravarsi del precariato, il
pacchetto welfare.
Nel primo
caso, Rifondazione si
scinde (nascono i Comunisti italiani),
nel secondo, il partito non tiene: abbandoni, delusioni, scissioni a
go go, sino al massacro elettorale del 2008 e alla difficoltà nel
riprendere, rilanciare, ripartire.
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Durante
queste bufere, sono consigliere regionale (una tantum). Una
esperienza difficile, nel momento peggiore, con aspetti positivi e
negativi.
Questo
sito
raccoglie, per il momento, una piccolissima parte degli scritti,
della attività istituzionale, dei documenti, delle lettere, prodotti
negli ultimi anni.
Si
potrà
ampliare e rendere migliore, e lo si farà. Per ora, iniziamo da qua. Se anche una
sola persona avrà tempo e voglia di leggere uno solo degli scritti,
la sua costruzione non sarà stata inutile.
Vetrina Sergio Dalmasso intellettuale di sinistra
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