Sergio Dalmasso storico del movimento operaio. QUADERNI CIPEC e Altri Scritti
  

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Renzacci  2012   Torna alle categorie

Diego GIACHETTI, Franco RANGHINO, Il resistente. Raffaello Renzacci (1956/2003), Roma, ed. Alegre, 2012.

Chi ha conosciuto Raffaello Renzacci non lo può dimenticare. Ha ancora impressi il coraggio, la determinazione, la preparazione, l’entusiasmo, la capacità di padroneggiare temi diversi. Questo rende non semplice definirlo: operaio, sindacalista, militante di partito, organizzatore del social forum… ogni termine è insufficiente.

Il testo di Giachetti e Ranghino, suoi amici personali che hanno condiviso tutto il suo percorso politico, ha il merito di ripercorrere interamente la sua- troppo breve- esistenza, di analizzare la fanciullezza, l’arrivo a Torino a undici anni, gli studi, interrotti da una bocciatura per un sette in condotta, il breve periodo del lavoro in FIAT, la cassa integrazione dopo la sconfitta del 1980, il lavoro da sindacalista “anomalo”, le scelte politiche che vanno dalla sezione italiana della Quarta Internazionale a DP, in cui questa confluisce, a Rifondazione comunista, a partire dalla sua costituzione.

Il lavoro è frutto della raccolta di numerose testimonianze, a cominciare da quelle sulla non semplice fanciullezza, dell’analisi dei tanti scritti di Raffaello- articoli, relazioni, contributi a testi collettivi, appunti stilati in riunioni ed assemblee- della panoramica sulle vicende complessive entro cui si inquadrano quelle individuali.

Passano davanti al lettore i movimenti giovanili degli anni ’60, i conflitti generazionali, la Torino studentesca ed operaia dei primi anni ’70, le specificità del sindacato torinese (non solo la CGIL di Allasia e Garavini, ma anche la CISL di Tridente e Avonto), la nuova sinistra nelle sue tante sfaccettature, le caratteristiche specifiche dei GCR (poi LCR), la realtà di fabbrica in una città segnata dalla FIAT. Quindi la fine della stagione espansiva del movimento operaio, i primi licenziamenti del 1979, lo sfondamento padronale nel 1980, la ricca esperienza del coordinamento cassintegrati, descritti con analisi di prospettiva nel suo contributo a Cento… e uno anni di FIAT. Dagli Agnelli alla General Motors (Bolsena, Massari, 2000).

Ancora, tutte le vicende della sinistra interna alla CGIL, di cui Renzacci diventa funzionario dopo l’espulsione dalla FIAT, il tentativo, con nomi e composizioni diverse, di costruire una tendenza critica verso le scelte della maggioranza e capace di maggiormente rapportarsi alle spinte di movimento, dentro e fuori i luoghi di lavoro.

Gli ultimi atti di una vita così intensa sono la partecipazione al grande movimento altermondialista, alle giornate di Genova e al successivo tentativo di costruire la rete dei Social Forum, il breve trasferimento alla CGIL di Roma cui segue il ritorno alla “sua” Torino, il referendum per l’estensione dell’articolo 18 (giugno 2003) e l’opposizione alla legge 30.

La morte lo coglie improvvisamente, con un ictus che lo colpisce nel suo ufficio, alla CGIL torinese.

Funerali con partecipazione enorme e diversificata, a testimoniare la ricchezza di interessi e di mondi conosciuti e percorsi in 47 anni di vita. In tutti/e la convinzione che la sua scomparsa abbia lasciato un vuoto incolmabile.

Nel dolore profondo, uno sguardo al futuro: il suo volto sorridente, in una manifestazione e la scritta che riproduce le ultime parole del testamento di Leone Trotskij: La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, violenza, oppressione e goderla in tutto il suo splendore.

Una vita bella e ricca. Un amico straordinario. Un libro che ce lo ripropone e ce lo fa conoscere ancor meglio e di più.                                                                                                           Sergio Dalmasso.